Il Natale è speciale. L’ho sentito ovunque. Il più bel periodo dell’anno. Deve essere per forza così: si sta insieme,si mangia, ci si diverte, ci si vuole bene. E’ iniziato al meglio il nostro; regali, soldi, il profumino dalla cucina, l’albero, i segnaposto di sughero, la tovaglia rossa, bottiglie spumante, parenti, risate, gioia. Tutti seduti a tavola con l’acquolina in bocca, aspettiamo con trepidazione le portate. Si parla allegramente del più e del meno, gli zii e i cugini li vediamo poco, ci sono tante cose da raccontare e da dire.
Mia mamma e mia nonna si sono proprio impegnate tanto quest’anno. Tutto è bellissimo: la casa piena di decorazioni, l’albero con le luci rosse, il mio colore preferito, la tavola imbandita, ma soprattutto un menu ricco e squisito. Cucinano da ieri, deve essere stato faticoso, ma il risultato è davvero favoloso. Pensando a queste cose mi sono e distratto e non mi sono accorto di come l’atmosfera sia differente. I miei cugini più grandi sono tutti concentrati sui loro telefoni, battendo con insistenza i polpastrelli sullo schermo. Mio zio e mio nonno, come al solito, hanno iniziato a discutere, all’inizio con calma ma adesso si stanno alzando i toni.
Mia madre sta cercando di calmarli, ma non serve. Anche mio padre ha iniziato a gridare. Qualcuno sbatte i pugni sul tavolo, un bicchiere cade e si frantuma al suolo. Non è il Natale che aspettavo, mi hanno raccontato solo delle bugie. Mi accorgo che sto piangendo, ma nessuno pare che se ne sia reso conto o se ne preoccupi minimamente. Non posso più stare lì. Non è per questo che ci siamo riuniti, avrei preferito non ricevere nessun regalo e che nessuno fosse venuto. Scappo dall’altra parte della casa, mi chiudo dietro la porta dell’ingresso, non basta. Entro in camera mia e chiudo la porta di fretta, sbattendola. Le grida si sentono ancora, altre voci si sono unite. La sola cosa che mi viene da fare è prendere la mia piccola pianola e suonare. Non sono molto bravo, la mamma mi sta insegnando da poco. Suono quello che so, neanche benissimo a dire la verità. Le grida a poco a poco si affievoliscono, non sento più nulla. Solo le note che scorrono, più o meno fluide. Non voglio smettere. Non sto più piangendo. Sento le lacrime asciugarmisi sulle guancia.
Non so per quanto ho suonato, ma quando ho finito tutto intorno a me era silenzioso. Decido di tornare in sala, ma quando mi giro vedo tutti i miei parenti che mi osservano fuori dalla mia stanza. Non sono più arrabbiati, sono calmi, sorridenti. Mio zio e mio nonno, che si tengono a braccetto, si scusano mi invitano a tornare di là a godermi il pranzo. Non li avevo mai visti abbracciati. Adesso ho capito: il Natale è speciale.
Se la lettura è stata piacevole ti consigliamo la #storiadelladomenica della scorsa settimana “Non ti preoccupare, ho un piano“
Bellissima 🙂
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La ringrazio molto, e ne approfitto per farle i complimenti per le magnifiche foto 🙂
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